#Redditodicittadinanza: quello del M5S convince anche l’Istat
Il disegno di legge del Movimento 5 Stelle
sul Reddito di Cittadinanza è in discussione in Commissione lavoro al
Senato dallo scorso mese di gennaio. Attualmente il provvedimento si trova nella fase di Comitato ristretto,
ovvero, nella fase nella quale vengono analizzate tutte le proposte di
legge che sono state presentate al riguardo dai diversi partiti
politici, al fine di elaborare un testo unificato da portare al voto in
aula.
Al momento ci sono 3 proposte di legge: la prima depositata è quella del M5S, la seconda è di Sel e la terza, ultima ad essere presentata in ordine di tempo, è del Pd.
Il Comitato ristretto incaricato di approfondire i disegni di legge presentati, ha chiesto all’ISTAT di elaborare una relazione (qui il documento originale:ISTAT_PROVVEDIMENTI_REDDITO_MINIMO.pdf) dalla quale è emerso che la proposta più efficace per contrastare la povertà è quella del M5S.
Secondo l’ISTAT la misura del M5S è concentrata sulle famiglie più povere, non vi è dispersione a favore dei non poveri, essendo la spesa interamente destinata a 2 milioni e 760 mila famiglie povere.
La maggiore percentuale di beneficiari sul totale si osserva fra le coppie con figli minori (13,2% delle famiglie beneficiarie) e, soprattutto, fra i monogenitori con almeno un figlio minore (30% delle famiglie beneficiarie). In pratica, la proposta del M5s riesce, secondo l’Istituto di Statistica, ad azzerare la povertà (reddito inferiore al 60%) in tutte le ripartizioni geografiche, con un impatto maggiore nel Mezzogiorno. Il costo della misura è di 14,9 miliardi di euro.
Per quanto riguarda la proposta di Sel, l’ISTAT ha sollevato diverse critiche anche
riguardanti la mancata indicazione della soglia di povertà presa da
riferimento. L’erogazione di un importo fisso (7.200 euro annuali per le
famiglie di una sola persona), genera dei problemi di equità
orizzontale e di incentivi al lavoro.
Il divieto di cumulo con altri
trattamenti di sostegno al reddito di natura previdenziale, nonché con
gli altri trattamenti assistenziali erogati pone un problema di
armonizzazione tecnica fra calcolo del sussidio a livello individuale e a
livello familiare. I beneficiari di questa misura sono 1 milioni e 960
mila famiglie povere ed ha un costo di 23,5 miliardi di euro.
Infine, per quanto riguarda la proposta del Pd, l’ISTAT fa presente che quest’ultima proposta ha effetti meno incisivi sull’area della povertà rispetto alle altre proposte presentate. Le famiglie beneficiarie di questa misura sono 444 mila.
Sempre secondo l’ISTAT, la misura non è
perfettamente concentrata sui più poveri. Solo l’1% delle famiglie con
figli minori potrebbe usufruirne della misura. Gli effetti globali non
sono molto pronunciati e consistono nella ricollocazione di una piccola
percentuale di famiglie da una condizione di povertà estrema ad un’altra
meno grave. Inoltre la misura andrebbe a coprire ben 86 mila famiglie
il cui reddito non inferiore alla soglia di povertà. Il costo di questa
misura è di 1 miliardo e 340 milioni di euro.
Dallo studio ISTAT si evince chiaramente che la proposta più completa, chiara ed incisiva per contrastare la povertà nel nostro Paese, aiutando il maggior numero di famiglie in difficoltà, è quella del M5S.
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